New York,  New  York

Maratona,  maratona

Scritto da   ILARIA CASOLARO

 

6 NOVEMBRE 2016

 

Maratoneta per caso: un esempio da (non) seguire


 

In piedi alle 5:00, mezz’ora prima che suoni la sveglia. Il transfer per Staten Island passerà a prenderci alle 6:30. “Chi prende l’autobus giusto aspetta meno”… già, ad ogni modo la partenza è prevista per le 11:00 per la Wave 4 Green Corral F, l’ingresso dei più lenti. Pettorale numero 72782 a rapporto!
Il bus si dirige a sud di Manhattan, si scende alla stazione dello Staten Island Ferry, il traghetto dei pendolari newyorkesi dal quale si vede, anche abbastanza da vicino, la Statua della Libertà.

 

 

Venti minuti di traversata e siamo in fila per la navetta che ci porterà ai “Villaggi” di partenza; sono 3, blue/orange/green, da ciascuno partiranno 4 wave ad orari diversi (9:50-10:15-10:40-11). Ogni Village ha camion per il trasporto borse (il nostro si chiama The Champions Truck!), vari stand con bevande calde, power bar, sali, bagel semplici o all’uvetta, acqua Polar Spring in bottigliette minuscole, servizi igienici. E poi una marea di gente, ma quanto sarà grande questo posto?? Vado in esplorazione: davanti agli ingressi (Corrals) un vasto prato ricoperto di paglia contro l’umidità, gente seduta o sdraiata, ai margini enormi contenitori per vestiti caldi da donare ai bisognosi al momento della partenza. Anche se poi non è nemmeno tutto ‘sto freddo che raccontano: il clima è piuttosto mite, saranno almeno 7-8°C e splende un bel sole.
L’organizzazione è perfetta. I fotografi ufficiali ci si parano davanti e scattano 1-2-3 foto: da soli, in gruppo, verso il parco, verso il Ponte di Verrazzano…

 

 

L’attesa è lunga, almeno 2 ore, ma il tempo vola quando si è immersi nei propri pensieri.

Luglio 2013, passeggiate “Dal Centro al Centro” organizzate da PortaSiena: mi hanno sempre affascinata i trekking urbani e la scoperta di nuove curiosità sul posto in cui vivo. La partecipazione è buona, si fanno nuove conoscenze; tra loro Pietro, il caposquadra dei Mens Sana Runners. Scambiamo quattro chiacchiere, gli racconto della mia passione per le passeggiate e scopro, grazie a lui, che ogni fine settimana la UISP organizza passeggiate ludico-motorie in provincia di Siena. Decido di provare quest’esperienza ed il 4 Agosto 2013 esordisco come camminatrice Mens Sana a “La Nobile” di Montepulciano. Ma basta poco per imparare che la passeggiata è solo un aspetto di un evento più grande, che prevede anche gare competitive in cui i podisti sono suddivisi in categorie per sesso ed età, che nella mia categoria (B25 femminile all’epoca) c’erano poche partecipanti e che… bastava rispettare un tempo massimo abbordabilissimo di 10 min/km per poter ambire ad un premio di categoria e parecchi punti per la squadra anche camminando, pur arrivando ultima assoluta. Troppo allettante!
Il 9 Dicembre esordisco come competitiva nella gara delle Grondaie ed affronto per la prima volta 9 lunghissimi km! Niente categorie quel giorno, ma la soddisfazione di aver superato un limite personale che faceva un po’ paura… Ma poi che fai, sei competitiva/agonista/certificata e non provi a correre? Alternare corsa e camminata sa dare le sue soddisfazioni, arrivano i premi di categoria, ogni gara si corre un pezzettino di più, qualche km in più, con un po’ meno fatica…
Il 24 Aprile 2014 la prima Mezza Maratona ad Orbetello: con il mio ritmo arrivo in fondo entro le 3 ore di tempo massimo. Poi mi sento male, nausea per le successive 2 ore, ma un altro limite è superato. Mi rimetto alla prova a fine Agosto nella Roma By Night Run, 21 km pianeggianti e, anche se a fine corsa il fisico protesta di nuovo, ormai il risultato è consolidato, 21 km nelle gambe ci sono! Non arrivo nemmeno ultima ed addirittura entro in categoria!!

Chissà com’è finire una Maratona? 42 km sembrano infiniti… L’Eroica Running del 2 Novembre sembra l’occasione giusta per tentare l’impresa, con 9 ore di tempo massimo! Quattro le distanze previste, 6-12-42-65 km; mi vergogno ad iscrivermi alla Maratona senza la certezza di concluderla, desidero solo testare cosa si prova, se davvero è possibile coprire 42 km nella stessa giornata… quindi parto come non competitiva e me la cammino tutta! O meglio, non proprio la Maratona, ma 3 giri di 12 km e poi gli ultimi 6 km, con relativa calma, fermandomi a lungo a riposare ai ristori: 8ore19min, si può fare!! Non mi sento neanche svenire stavolta, al massimo per qualche giorno non camminerò poi così bene!

La Valdimerse UltraMarathon del 16 Novembre 2015, con le sue 11 ore di tempo massimo, è un’occasione allettante per fare il bis e stavolta, consapevole di potercela fare, trovo il coraggio di iscrivermi alla Maratona, quella vera!! Partenza alle 7 del mattino, zainetto in spalla e si va per boschi meravigliosi, salite estenuanti, sassi, un punto in cui se mettevi male il piede destro finivi nel fiume e se mettevi male il sinistro ti schiantavi sulle rocce, aiuto!! Sbaglio strada, non vedo uno svincolo e vado dritto, inseguendo i pensieri che correvano liberi davanti a me. Fortunatamente gli organizzatori avevano stampato sul pettorale un numero di emergenza e mi hanno re-instradata: 47 km reali in 8ore43min, è successo di nuovo, ce l’ho fatta!! La prima medaglia luccica come una stella, la prima vera Maratona!!

Ormai mi sono messa a dieta, corro regolarmente, reggo anche un’ora di seguito con un ritmo che va a migliorare, mi aspettano ancora passi avanti! Magari scenderò sotto i 5min/km, meriterò un premio di categoria prima o poi… Ma il mio corpo non è più disposto a seguirmi nelle mie ambizioni scriteriate: a fine 2015 comincia un doloretto al ginocchio sinistro, lo ignoro e ci corro su 2-3 garette prima di prendermi una settimana di riposo ad inizio 2016; sembrava tutto rientrato ed invece termino la Passeggiata a Coppie della Befana in lacrime. Tendinite del rotuleo? Mi metto a riposo ed anti-infiammatori senza risultati, allora è d’obbligo un’ecografia: cisti del menisco! Esco dall’ambulatorio che tutto mi sembra ovattato, le voci della gente così distanti. Perdo tempo e giro a vuoto, non riesco a prendere appuntamento per la risonanza magnetica che poi confermerà la cisti, né a scegliere un ortopedico a cui affidarmi, tutto sembra inutile… proprio quando cominciavo a gustarmelo, finisce il sogno. Per la prima volta si affaccia sul serio la paura di non farcela.

Ed intanto la Mens Sana si sta organizzando per la Maratona di New York; che cosa faccio?

L'ortopedico mi rassicura, il ginocchio è strutturalmente ok e la cisti ha un'origine diversa, certo se ci carico continuerò ad avere dolore... E allora si toglie, così dopo 2-3 settimane di convalescenza si torna a correre!! Eppure qualcosa si è rotto: la cieca fiducia in me stessa, di poter superare tutti i limiti che voglio, si è infranta contro la dura realtà che certe imprese non si possono fare a caso, senza il giusto allenamento, sperando di non pagarne mai lo scotto. L'intervento è banale, nemmeno mi accorgo di niente; la mattina dopo il fisioterapista già mi rimette in piedi e poi 10 giorni chiusa in casa fra esercizi riabilitativi e ghiaccio. Concesse camminate illimitate, per la corsa invece tocca aspettare 45 giorni. E' una tortura; ma a me non piaceva camminare fino a non molto tempo fa?? Il 45esimo giorno post-intervento, nella gara di Campionato “Scarpinata di Ravacciano”, sotto la pioggia incessante, si comincia ad alternare corsa e camminata!! Ma il ginocchio è debole, fatica a recuperare... addirittura, a tratti duole anche l'altro, sebbene la risonanza magnetica lo veda sano. Non mollo, voglio farcela, insisto: stretching estremo prima di ogni partenza per avviare il ginocchio, come quei motori d’epoca che si avviano tirando una corda con decisione. Per un po' funziona: 7-8 km di fila si reggono, il fiato non l'ho mai perso. Ma una nuova delusione è in agguato: alla terza uscita settimanale dopo soli 750 mt il dolore acuto mi ferma.

"Perché non ti metti l'anima in pace?" detto da medici e fisioterapisti è un dolore ancora più grande. "Fai palestra, no?". Come alternativa alla corsa? Giammai!! Poi una nuova prospettiva: fai palestra PER la corsa, per rinforzare la muscolatura e proteggere le articolazioni. Suona diverso, vale un tentativo, anche quando sembra tutto inutile. Ci metto 2 mesi per decidermi, poi mi iscrivo. Dopo la prima seduta le sensazioni sono buone, la gamba sembra già più forte nel salire e scendere le scale: prendo fiducia. Dopo 2 settimane di palestra corro l'Ecomaratona del Chianti, portando con me un cornetto antisfiga comprato a Napoli per l'occasione (perché quando le hai tentate tutte ti affidi anche al potere della magia!): 6ore58min, dolori ovunque... ma non alle ginocchia!! E' una gioia immensa: da lì a 3 settimane sarò a New York e potrei anche farcela!! Senza allenamento, senza lunghi, com'è nel mio stile... ma giuro che è l'ultima volta!! Ho imparato la lezione, mi tutelo in queste 3 settimane, non salto una sola seduta di palestra.
Una settimana prima della Maratona torna il fastidio/doloretto al ginocchio... e con lui quella strana inquietudine: la paura di non farcela.


Adesso sono qui, davanti al mio Corral, stanno per chiamare l'ultima wave per la partenza. Ho fatto stretching per benino, ho con me il mio cornetto partenopeo. Entriamo nelle gabbie di partenza, camminiamo lentamente verso il Ponte di Verrazzano, siamo un fiume di persone che avanza a singhiozzo. Lo start, uno scatto: partiti!! Cerco un'andatura regolare sui 6:30min/km, supero gente (wow!); sul ponte è il silenzio, solo la brezza oceanica che ci spettina ed il fiatone dei podisti che cominciano a stancarsi della salita, qualcuno cammina. Io no, ce la faccio. Corro fianco a fianco con mio fratello, alla sua prima Maratona: gli ho promesso che la correremo insieme e cercherò di non farlo annoiare, concordiamo di provare a stare entro le 6 ore, anche se non ci credo affatto. Un camion ci raggiunge sul ponte, suona ritmicamente il clacson per fare un po' di rumore, disperde i cattivi pensieri; mi viene da ridere!

A fine ponte entriamo a Brooklyn e comincia la festa: musica dal vivo, gente che urla ed incita, cartelloni divertenti ("Touch here for power"), bambini che allungano le manine per battere il 5. Si risale, 43St, 42St, 41St... la strada scorre bene. "The eye of the tiger" dà una botta di adrenalina e pochi metri più avanti si perde lasciando il posto a canzoni che conosco, canticchio, balletto correndo. Dal terzo miglio cominciano i ristori, lunghe tavolate di acqua e sali in bicchieri di carta che vengono distribuiti da uno staff sorridente ed indaffarato e che poi finiscono schiacciati per terra, c'è da stare attenti a non scivolare! Da quel punto in poi ad ogni miglio si beve, tra un miglio ed il successivo si corre, si canta, si balla, immersi in un flusso umano che si snoda tra due sponde umane che incitano e danno la carica. Al quinto km i tre colori della wave si reincontrano e la strada diventa unica per tutti, mentre mi chiedo, chissà loro che posti avranno attraversato? Comunque adesso siamo tutti insieme, diretti alla stessa -ancora lontana- meta. Improvvisamente mio fratello accelera e va più avanti, lo perdo di vista; segue il suo flusso, ci ritroveremo all'arrivo. Brooklyn non finisce più, continuiamo a risalire fra urla e concerti rock tutti per noi. Un altro ponte, il silenzio è surreale, una pausa in cui per diverse centinaia di metri ci ritroviamo sospesi nel vuoto. Siamo ancora in Maratona? Com'è diverso da pochi istanti fa! Il boato si alza e si fa assordante accogliendoci a fine ponte, si riparte con la gara. "Ho bisogno del bagno... noooo, mi fermerò al 13esimo miglio così sono a metà": strategie di guerra.

Nei Queens l'atmosfera è festante e calorosa, ma il piacere non dura a lungo. Continuano a darci acqua e sali, sali ed acqua; al 16esimo miglio, nonostante l'abbuffata nel Village, comincio a sentire fame. Le energie calano, la velocità si riduce, è crisi: ma possibile che non ci diano da mangiare?? Al ristoro ancora bevande, forte l'impulso di tirargliele in faccia e chiedere "Oh, ma dove diavolo si mangia??". Poi una ragazza del pubblico allunga una mezza banana; attraverso trasversalmente la strada da destra a sinistra per accettarla, è la banana più dolce che io abbia mai addentato!! Poco più avanti raccatto altre due mezze banane e mi sento un po' riavere. A metà del 18esimo miglio birichino il cartello "Say Hello to the Wall!": forse allo scopo di evitargli maledizioni in tutte le lingue del mondo, si materializza al contempo la distribuzione di Powergel. Ne ingollo due, berry e lime, ne stringo un terzo fra le mani (mancano ancora 8 miglia, non si sa mai). Cosa c'è nel Powergel? Io lo farei analizzare dall'antidoping... Con la testa decido di gestire l'ultima parte di gara alternando un miglio di corsa ad uno di camminata, ma di fatto continuo a correre e a correre ancora...

Un breve salto a Manhattan sulla First Ave, musica pop e deejay lungo il percorso, poi... il Bronx!! Tutto diverso lì, l'atmosfera, le case, le facce, la musica rap; forse la parte di gara che mi ha maggiormente emozionata. Si continua a battere il 5 con tutti i bambini, qualcuno offre caramelle, ma... sarà saggio accettare caramelle nel Bronx? Il muro ormai è rotto, si arriva a "The last damn bridge" che, attraverso il blues di Harlem, ci riporta a casa: "Welcome back to Manhattan", "No more bridges, you almost did it".

E allora giù lungo la Fifth Ave, passando attraverso la "Love Crew", il pubblico che invade il percorso di gara e lo dipinge di colori pastello e brillantini, cuori, stelle ed abbracci in mezzo alla strada, mentre il sottofondo musicale continua a cambiare via via che si avanza tra un concerto ed il successivo. Una curva e sono in mezzo agli alberi adorni dei colori autunnali rosso e giallo: Central Park!! Sempre più gente dietro le transenne, sempre più cartelli "Touch here for power" che in questo momento serve, serve eccome!! Il 24esimo miglio è uno striscione sospeso per aria; il 25esimo quando arriva? Sono lunghe 'ste miglia!! Però vado bene, chissà, forse... e se provassi a stare sulle 5 ore e mezza? Al 26esimo miglio il crollo, per la prima volta in crisi sul serio: forza, mancheranno 4-500 mt, dai-dai-dai... FINISH LINE!!! 5 ore e 18!!!

E' finita, l'ho portata in fondo!! Il ginocchio? Non ci ho più pensato... sembra che stia bene, non è gonfio... posso godermi la vittoria!!
Intravedo sugli spalti la me stessa degli ultimi mesi che mi guarda torva e con le braccia conserte, sembra dirmi: "Dimostrami che posso ancora fidarmi di te". Si alza, il fantasma scompare... Posso fidarmi di me!!

Poco più avanti mi mettono al collo una medaglia che peserà 3 kg, mi consegnano la recovery bag come ristoro finale (ma chi mangia?) e la heatsheet per coprirmi e non prendere freddo. 

 

 

Poi si recupera la borsa, il fratello e via verso la metro, con la nostra medaglia adagiata sul cuore.

Conclusioni sulla NYC Marathon. Vale davvero la pena andarci? Direi proprio di sì!! L'organizzazione non lascia niente al caso:
- veloce la consegna del pettorale all'Expo;
- ottimo il pasta-party della sera prima, con musica ed un enorme cartellone su cui ricercare minuziosamente il proprio nome in ordine alfabetico fra i 50000 partecipanti (auguri!);
- percorso perfettamente segnalato;
E poi 26,2 miglia di emozioni in mezzo ad un pubblico caloroso: persino i poliziotti ti fanno festa!!

Giusto un paio di avvertenze:
- Rifocillatevi prima, e tanto! Oppure guardatevi bene intorno perché qualcosa da mangiare dal pubblico arriva sempre.
- Non correte le Maratone a caso, perché non può andare sempre bene e gli infortuni pesano molto da un punto di vista psico-fisico.

Mi riprometto di avere più cura di me stessa nel preparare le prossime gare che verranno. Qualcuno si unisce?